
Canepa apre Oratori anche nelle borgate dove nell’immediato dopoguerra essere cristiano è più difficile a causa delle violente contrapposizioni con il comunismo.
Quando viene invitato in qualità di relatore ai convegni di formazione estivi del C.O.R., Canepa non perde occasione per ribadire la fondamentale importanza che l’Oratorio svolge per l’evangelizzazione di “intere masse” di persone: evangelizzare un bambino significa formare una famiglia cristiana. L’Oratorio, secondo Canepa, è per questo fine il mezzo più efficace e potente a disposizione della Chiesa. Per ottenere i frutti sperati ogni Oratorio deve muoversi su “quattro binari”, una metodologia elaborata dal C.O.R. che organizza l’attività dell’Oratorio in festiva, quotidiana, mensile e ricreativa.
Ai catechisti raccomanda la preparazione e, a tal fine, ne sollecita la partecipazione ai convegni formativi: li esorta a cercare la perfezione e a non contentarsi del livello raggiunto. Dinanzi ai problemi si raccoglie in preghiera e invita a fare altrettanto. Soprattutto, chiede fedeltà di ciascuno all’impegno preso in Oratorio al punto da preferire i catechisti presenti e puntuali a quelli che, pur possedendo un alto livello culturale, si dimostrano discontinui. Ritiene, infatti, che sia più la mancanza di convinzione sull’importanza della missione affidatagli il vero ostacolo da superare piuttosto che la mancanza di tempo: la missione del catechista in Oratorio, scrive infatti, non è di insegnare risposte a memoria ma di portare masse intere di ragazzi a Cristo. Per questo ritiene che preghiera, puntualità e perseveranza siano le tre “P” che ogni catechista debba possedere.
Oltre all’intensa attività pomeridiana e domenicale negli Oratori, Arnaldo, nelle mattine della settimana, è nella sede del C.O.R. in via della Pigna, a presiedere l’organizzazione e a firmare le consegne del materiale per gli Oratori. È tanta la sua generosità se c’è da ampliare un cortile, edificare aule per la catechesi, realizzare panche per la Chiesa, distribuire premi e materiale didattico, finanziare la partecipazione dei giovani catechisti ai convegni estivi. È la stessa generosità che lo porta ad aiutare anche singole persone, laici o sacerdoti, ma è attento a non ostentare, facendo risalire tutto ad iniziativa del C.O.R.
Gli utili ricavati dall’attività della “Sinite Parvulos” si mostrano, tuttavia, insufficienti a coprire le necessità degli Oratori. Invita dunque a non spendere se non per gli Oratori e i ragazzi. Constatate le difficoltà cerca con i suoi collaboratori di reperire aiuti finanziari, crea un comitato di benefattori e, con il consenso del Vicariato e l’aiuto di Blasetti, organizza delle questue domenicali in alcune chiese del centro. Con questi aiuti si può offrire la colazione domenicale a tutti i ragazzi degli Oratori e distribuire pacchi premio in occasione della Festa della Riconoscenza, che si tiene per la prima volta al cinema Brancaccio nell’aprile del 1947. Vi partecipano tremila ragazzi in rappresentanza di trentacinque Oratori.
Accanto alla “Sinite parvolous” c’è una sala riunioni dove Canepa ha numerosi colloqui quotidiani con i sacerdoti che a lui confidano le difficoltà che incontrano nell’apostolato. Si confronta e chiede pareri. Sa ascoltare anche i più giovani ed inesperti senza far pesare la sua esperienza. Lì incontra anche direttori degli Oratori e catechisti ai quali ricorda l’obbedienza al Parroco che rimane il solo responsabile davanti a Dio e davanti ai superiori delle anime dei ragazzi. In quei colloqui a tu per tu, dove Canepa stringe la mano dell’interlocutore portandola al petto senza lasciarla facilmente, sacerdoti e laici escono edificati e si ricaricano interiormente.
Considera il C.O.R. opera di Maria e invita il visitatore a terminare con lui l’Ave Maria che sta recitando. Spesso, estraendo la mano di tasca, ha il Rosario avvolto alle dita. Alle dodici, qualsiasi discorso si stia facendo o in qualsiasi posto si trovi, interrompe tutto ed inizia a recitare l’Angelus.