8 impegno Oratorio ema COR
Una festa in Oratorio

In eterno doppiopetto grigio con gilet e cravatta scura, visita ogni pomeriggio gli Oratori raggiungendo anche quelli più lontani e mal collegati con i mezzi pubblici. Ha contatti diretti con ciascun parroco e direttore di Oratorio. Non si ferma a compiacersi dei risultati raggiunti. Lavora instancabilmente, proiettato sempre verso nuove mete e nuovi obiettivi. Sprona a non “illudersi nella prospettiva di risultati immediati”: sulla base dell’esperienza personale sa bene che solo il tempo porterà i ragazzi ad acquistare familiarità con le persone e con l’ambiente dell’Oratorio.

Tramite il bollettino del Cor dispensa una serie di consigli utili ai catechisti per una migliore partecipazione dei bambini alla S. Messa, per favorire la riuscita dell’Oratorio quotidiano, per tenere la disciplina durante gli incontri di catechismo e per spingere i ragazzi a comportarsi cristianamente anche oltre le mura della parrocchia. Fissa, quindi, i quatto pilastri sui cui si regge l’opera del C.O.R. e il lavoro dei suoi catechisti: amor di Dio, amor del prossimo, devozione mariana e sottomissione all’autorità ecclesiastica. I catechisti che prestano opera nelle altre parrocchie della diocesi, vengono chiamati “catechisti missionari”. Tra loro nascono vocazioni sacerdotali.

Al quadraro continua ad essere di casa. Nonostante i settant’anni continua le catechesi del sabato pomeriggio e presenzia ai giochi. Nelle sere di maggio i bambini sono radunati nel salone accanto ad un’immagine di Maria da loro ornata con fiori, per pregarLa. Per averne in gran numero anche in questo periodo è studiato per tutti gli Oratori il concorso figurine e Canepa pubblicherà il sussidio “Chi è Maria” per favorirne la devozione attraverso le storie dei santi. Prima e dopo ogni incontro continua a far ripetere ai ragazzi due giaculatorie: “Gesù, amico dei fanciulli, benedici i fanciulli di tutto il mondo”, e “Maria, domina nostra, prega per noi”.

A Roma centro, invece, è più difficile il campo di lavoro a causa del boom economico che moltiplica negozi, uffici, ministeri. Alcuni tentativi che vengono fatti per far nascere la realtà dell’Oratorio falliscono. Canepa, tuttavia, è profondamente convinto che anche le croci siano un prezioso dono del Signore. L’unico Oratorio che sopravvive per lungo tempo è quello di Santa Maria in Trastevere che spesso Canepa si reca a visitare tenendo dei corsi per allievi-catechisti.

Tra i ragazzi, è attento a individuare quelli più maturi spiritualmente e moralmente per responsabilizzarli e sensibilizzarli ad una fattiva futura collaborazione nell’ambito dell’Oratorio. Si rende conto, e ciò lo addolora profondamente, che molti ragazzi tra i tredici e i quattordici anni si allontanano dall’Oratorio, proprio nell’età più difficile. Pertanto, d’accordo con i responsabili dell’azione cattolica giovanile, inizia a pensare anche a un Oratorio adatto ai giovani.

La Diocesi spinge anche il C.O.R. ad occuparsi dell’organizzazione di un Oratorio femminile che, dopo vari esperimenti, vedrà la luce solo dopo la morte di Canepa con la creazione del Centro Oratori Romani Femminile per merito di Suor Lorenzina Colosi. Più avanti tale realtà confluirà nuovamente nel C.O.R. e gli Oratori saranno aperti indistintamente a ragazzi e ragazze.

Al C.O.R., il lunedì diventa il giorno di ritrovo dei responsabili, sacerdoti e laici. A volte nascono divergenze e conflitti sul modo migliore di operare nelle attività degli Oratori ma Canepa mostra equilibrio nei pensieri, nel parlare e nell’operare ed è merito suo rendere quelle riunioni costruttive.

Lo sorregge un’intensa vita di preghiera a partire dall’appuntamento giornaliero della S. Messa: persino quando è costretto a letto da qualche malattia, chiede la Comunione in camera. Quotidiana è la recita del S. Rosario di cui conserva sempre in tasca la corona. Lo recita anche spostandosi da un Oratorio all’altro, tanto da misurare le distanze col numero di rosari recitati. A “Maria Domina Nostra” affida ogni iniziativa e si rivolge prima di prendere qualche decisione. Nell’Oratorio che visita, s’inginocchia negli ultimi banchi della chiesa e prega.

 

 

 

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